QUANDO L’ASSISTENZA SPECIALISTICA DALLE SCUOLE ENTRA NELLE VITE
Il lavoro in un Istituto Superiore con ragazzi “diversamente
abili”, per usare una terminologia che non amo, è estremamente complesso e
richiede pazienza e cura, proprio come curiamo e coltiviamo ogni relazione
nelle nostre vite. Il lavoro dell’assistente specialistico è quello di affiancare
il ragazzo con difficoltà sostenendolo e coinvolgendolo nell’integrazione
scolastica.
Quando a marzo è stata comunicata la notizia della
chiusura delle scuole il futuro della figura dell’assistente specialistico è
stato incerto: non essendo una figura preposta esclusivamente alla didattica ma
alla relazione e a supporto dell’integrazione del ragazzo, solo dopo una decina
di giorni è stata ufficialmente inserita tra le figure indispensabili alla DAD.
Naturalmente ogni ragazzo ha una sua storia, unica ed
irripetibile, un suo modo di rapportarsi e di fare esperienza delle proprie
difficoltà e spesso il contesto scuola assolve proprio alla funzione di
facilitarlo nel costruire relazioni con i pari e nel provare a superare i
propri “blocchi”.
Ovviamente questo discorso molto generale trova la sua
applicazione concreta nel lavoro sul campo e nell’adattare l’intervento alle
necessità di ogni ragazzo. In caso di patologie come la Sindrome del Cri du
Chat o altre sindromi genetiche estremamente complesse, l’intervento
dell’assistente specialistico fa più che mai leva sull’aspetto relazionale, sul
contatto, sugli elementi sensoriali come il tatto, l’olfatto o la voce. Penso
ad un ragazzo che seguo con cui la relazione è più che mai mediata dal tono con
cui gli parlo, o dalle espressioni del volto. In questi casi naturalmente
pensare ad una didattica a distanza diventa assolutamente complesso, ma non è
stato impossibile.
Direi che mai come in questi casi, più che di
didattica, gli interventi DAD portati avanti durante questa quarantena hanno
preso la forma di una “presenza a distanza”: un modo di esserci tutto
nostro, personale, ritagliato e cucito sul modo di comunicare del ragazzo, sui
suoi tempi, sul suo modo di dire “no”, sull’imparare ad accogliere suoi spunti
e proposte.
Tutto questo è stato naturalmente introdotto da un iniziale periodo di confusione e smarrimento soprattutto degli addetti ai lavori, proprio a seguito della perdita di quel contesto che non è predisponente solo per i ragazzi ma anche per gli adulti. Gradualmente però, ogni intervento ha saputo trovare una sua forma e una sua modalità d’essere, allineandosi con le esigenze dei ragazzi e in molti casi è stato sorprendente ritrovarsi a lavorare adattandosi a quella che era la loro routine giornaliera al di là della partecipazione alle lezioni online. Abbiamo sperimentato proponendo e mettendo a tema vari laboratori, coinvolgendo più ragazzi e aiutandoli a costruire dei momenti di condivisione e integrazione assolutamente extra-ordinari.
Ancora una volta la differenza è stata giocata dalla relazione con il ragazzo e dal riuscire a riportarla in primo piano nonostante e al di là della differente modalità comunicativa. Ancora una volta la relazione dimostra di mantenere vivi i legami al di là del contesto in cui ci si incontra. In alcuni casi è stato più difficile recuperare l’assiduità di interazione con il ragazzo e in queste situazioni l’alleanza con la famiglia e la sua capacità di supportarlo è stata preziosa. L’esperienza della DAD con studenti con esigenze differenti segna secondo me una svolta nella possibilità di esserci per i ragazzi che sosteniamo nell’integrazione delle proprie esperienze nel contesto scuola. E’ stato possibile condividere momenti della giornata del ragazzo a cui non avremmo avuto accesso se avessimo continuato il nostro ordinario lavoro nelle scuole. Non avremmo proprio pensato di farlo. Non lo avremmo ritenuto possibile. Questa nuova modalità di comunicare e soprattutto i risultati ottenuti in termini di potenziamento e supporto dell’integrazione sociale e in termini della percezione di Sé e delle proprie esperienze da parte dei ragazzi stessi, ha fatto emergere delle potenzialità nuove che potrebbero rivelarsi molto efficaci se implementate nel momento in cui si riprenderà la didattica in presenza.
Sara Gaudenzi, Psicologa Psicoterapeuta, Assistente
Specialistico presso l’Istituto Alberghiero Domizia Lucilla di Roma
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