Compie oggi 18 anni ed è autistico, la vita nuova di mio figlio Tommy

In Italia si parla solo di autismo infantile, quando il tema è affrontato i protagonisti sono, sempre e comunque, solo «i bambini autistici». Qualcuno una volta mi chiese… Ma quanto vivono gli autistici? Non per cattiveria, solo per ignoranza. Magari associava l’autistico a un malato terminale, a un condannato a morte precoce. Invece ci sopravvivono ed è un dramma. 
Avrei preferito sentirmi dire cosa devo farne adesso di questo figliolone. È bello vispo, sprizza salute e gioia di vivere da tutti i pori, ha un fisico da gladiatore, quando gli scappa una carezza chi la riceve sente evaporare ogni pensiero funesto.
Nella norma l’entrata di un figlio nella maggiore età è un passaggio fondamentale per un genitore, si tira il primo sospiro di sollievo, si pensa (magari ci s’illude) che il più sia fatto, ora è un adulto in prima fila al teatro della vita, che vada… Già ma quelli come Tommy dove volete che vadano? Da maggiorenni gli autistici s’imbullonano definitivamente ai genitori, i loro punti di riferimento certi si assottigliano sempre di più con il crescere. Ogni routine quotidiana deve necessariamente essere abbandonata, e per un autistico questo corrisponde a un cataclisma cosmico.
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