LA PRESENZA A DISTANZA

 LA PRESENZA A DISTANZA

QUANDO L’ASSISTENZA SPECIALISTICA DALLE SCUOLE ENTRA NELLE VITE

L’emergenz
a Covid ha comportato uno  stravolgimento e una revisione del sistema scolastico nella sua totalità.   La  chiusura  delle  scuole  ha determinato la necessità di avvalersi di nuovi mezzi per permettere alla didattica  di  continuare  e  ciò  non senza  difficoltà.  La chiusura  delle scuole ha  determinato  la  necessità  di  avvalersi  di  nuovi  mezzi  per permettere alla didattica di  continuare  e ciò  non  senza  difficoltà.  La didattica in  aula  si  avvale  naturalmente  di  elementi  contestuali  che rendono il “qui e ora” dello studente un “essere lì per”:  l’aula funziona in un certo senso da contenitore e da contesto che  quantomeno  cattura  l’attenzione  dello  studente  ed  il  suo  “essere  lì  in  quanto tale”.  La didattica a distanza (DAD) ha così  dovuto adeguarsi e superare tutte le  difficoltà legate alla perdita di un  contesto  che,  da  un  punto  di  vista fenomenologico, richiedeva un certo tipo di attitudine e predisposizione. L’ambiente casalingo al  contrario,  contesto  extrascolastico, predispone il   ragazzo   a   stimoli   e  sollecitazioni  che  richiedono  una  maggiore autoregolazione al fine di impegnarsi  in  un  nuovo  modo  di  “essere a scuola”. Se la DAD ha richiesto un enorme sforzo da parte di ragazzi (e docenti) nell’ingaggiarsi in questa sfida obbligata, con tutte le difficoltà legate al “sentirsi a scuola” in  questa  nuova  esperienza,  un  discorso  ancora  più  delicato  riguarda  i ragazzi  con  difficoltà   dell’apprendimento  o  con  patologie   neurologiche  o  croniche  cui   possono associarsi difficoltà cognitive e comportamentali.

Il lavoro in un Istituto Superiore con ragazzi “diversamente abili”, per usare una terminologia che non amo, è estremamente complesso e richiede pazienza e cura, proprio come curiamo e coltiviamo ogni relazione nelle nostre vite. Il lavoro dell’assistente specialistico è quello di affiancare il ragazzo con difficoltà sostenendolo e coinvolgendolo nell’integrazione scolastica.

Quando a marzo è stata comunicata la notizia della chiusura delle scuole il futuro della figura dell’assistente specialistico è stato incerto: non essendo una figura preposta esclusivamente alla didattica ma alla relazione e a supporto dell’integrazione del ragazzo, solo dopo una decina di giorni è stata ufficialmente inserita tra le figure indispensabili alla DAD.

Naturalmente ogni ragazzo ha una sua storia, unica ed irripetibile, un suo modo di rapportarsi e di fare esperienza delle proprie difficoltà e spesso il contesto scuola assolve proprio alla funzione di facilitarlo nel costruire relazioni con i pari e nel provare a superare i propri “blocchi”.

Ovviamente questo discorso molto generale trova la sua applicazione concreta nel lavoro sul campo e nell’adattare l’intervento alle necessità di ogni ragazzo. In caso di patologie come la Sindrome del Cri du Chat o altre sindromi genetiche estremamente complesse, l’intervento dell’assistente specialistico fa più che mai leva sull’aspetto relazionale, sul contatto, sugli elementi sensoriali come il tatto, l’olfatto o la voce. Penso ad un ragazzo che seguo con cui la relazione è più che mai mediata dal tono con cui gli parlo, o dalle espressioni del volto. In questi casi naturalmente pensare ad una didattica a distanza diventa assolutamente complesso, ma non è stato impossibile.Attraverso l’utilizzo delle piattaforme e naturalmente l’aiuto prezioso delle famiglie che hanno accolto ben volentieri la proposta di tentare un’interazione a distanza, è stato chiaro che la DAD potesse trovare applicazione anche nei casi in cui senza la presenza diventa complicato perfino catturare l’attenzione del ragazzo o mantenerla viva per più di qualche secondo.

Direi che mai come in questi casi, più che di didattica, gli interventi DAD portati avanti durante questa quarantena hanno preso la forma di una “presenza a distanza”: un modo di esserci tutto nostro, personale, ritagliato e cucito sul modo di comunicare del ragazzo, sui suoi tempi, sul suo modo di dire “no”, sull’imparare ad accogliere suoi spunti e proposte.

Tutto questo è stato naturalmente introdotto da un iniziale periodo di confusione e smarrimento soprattutto degli addetti ai lavori, proprio a seguito della perdita di quel contesto che non è predisponente solo per i ragazzi ma anche per gli adulti. Gradualmente però, ogni intervento ha saputo trovare una sua forma e una sua modalità d’essere, allineandosi con le esigenze dei ragazzi e in molti casi è stato sorprendente ritrovarsi a lavorare adattandosi a quella che era la loro routine giornaliera al di là della partecipazione alle lezioni online. Abbiamo sperimentato proponendo e mettendo a tema vari laboratori, coinvolgendo più ragazzi e aiutandoli a costruire dei momenti di condivisione e integrazione assolutamente extra-ordinari.

Ancora una volta la differenza è stata giocata dalla relazione con il ragazzo e dal riuscire a riportarla in primo piano nonostante e al di là della differente modalità comunicativa. Ancora una volta la relazione dimostra di mantenere vivi i legami al di là del contesto in cui ci si incontra. In alcuni casi è stato più difficile recuperare l’assiduità di interazione con il ragazzo e in queste situazioni l’alleanza con la famiglia e la sua capacità di supportarlo è stata preziosa. L’esperienza della DAD con studenti con esigenze differenti segna secondo me una svolta nella possibilità di esserci per i ragazzi che sosteniamo nell’integrazione delle proprie esperienze nel contesto scuola. E’ stato possibile condividere momenti della giornata del ragazzo a cui non avremmo avuto accesso se avessimo continuato il nostro ordinario lavoro nelle scuole. Non avremmo proprio pensato di farlo. Non lo avremmo ritenuto possibile. Questa nuova modalità di comunicare e soprattutto i risultati ottenuti in termini di potenziamento e supporto dell’integrazione sociale e in termini della percezione di Sé e delle proprie esperienze da parte dei ragazzi stessi, ha fatto emergere delle potenzialità nuove che potrebbero rivelarsi molto efficaci se implementate nel momento in cui si riprenderà la didattica in presenza.

 

Sara Gaudenzi, Psicologa Psicoterapeuta, Assistente Specialistico presso l’Istituto Alberghiero Domizia Lucilla di Roma

 





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