Lazio, docenti e assistenti sociali criticano la proposta di legge

I punti deboli rilevati dal corso di laurea in Scienze del Servizio Sociale della Sapienza: "Comporterà un anacronistico accentramento di funzioni e la sostanziale impossibilità di realizzazione dell'integrazione socio-sanitaria".
I docenti del Corso di Laurea in Scienze e Tecniche del Servizio Sociale della Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione dell'Università di Roma "Sapienza", riunitisi nei giorni scorsi per un seminario sul tema "Servizio sociale e Crisi del Welfare" insieme agli operatori e assistenti sociali hanno esaminato la "proposta di legge della regione Lazio 226 del 2011 in materia di "Sistema integrato degli interventi, dei servizi e delle prestazioni sociali per la persona e la famiglia nella Regione Lazio". Questi i punti critici rilevati: innanzitutto la creazione dell'O.A.S.I. (Organismo per le Azioni Integrate), individuato in un consorzio di comuni coincidente con il territorio di competenza delle ASL, comporterà un anacronistico accentramento di funzioni e la sostanziale impossibilità di realizzazione dell'integrazione socio-sanitaria. Poi, lo standard di un solo assistente sociale ogni 10 mila abitanti, nonostante sia ormai ovunque considerato acquisito il parametro minimo sia di un assistente sociale ogni 3/5000 abitanti, trascura di considerare le particolarità di ogni territorio e dei cittadini in difficoltà. Altro aspetto negativo è "l'indebolimento del ruolo dei piccoli comuni e dei municipi e lo smantellamento definitivo del distretto socio-sanitario quale area territoriale di riferimento".
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