Cosa accade quando un ragazzo disabile diventa maggiorenne?


Prima dell'11 agosto 2014 un minore titolare di indennità di accompagnamento per una grave disabilità, anche se stabilizzata e ingravescente, doveva, al compimento dei 18 anni, sottostare ad una nuova valutazione dell’invalidità altrimenti veniva revocata l’indennità e non veniva concessa la pensione che gli spetterebbe come maggiorenne. Con l'approvazione della Legge 114 - in particolare l'art. 25 "Semplificazione per i soggetti con invalidità" -però, per fortuna, qualcosa è cambiato.
Al di là della semplificazione nel riconoscimento delle indennità al disabile una volta diventato maggiorenne, esistono alcune difficoltà che il genitore deve sempre affrontare per poter continuare a tutelare l'interesse del proprio figlio. Se infatti, finché il figlio è minorenne, il genitore ne è tutore e può quindi assisterlo o sostituirlo, in caso di incapacità totale, nell'esecuzione dei propri interessi e di atti amministrativi ordinari o straordinari (es. compravendita di un immobile), al compimento della maggiore età questo "automatismo" decade. Per la legge italiana, infatti, ogni cittadino maggiorenne è considerato capace di agire, ovvero capace di compiere atti giuridici validi; per poter agire in nome e per conto del proprio disabile il genitore, o altro tutore, dovranno richiedere una sentenza del Tribunale che dovrà sancire l'interdizione o l'inabilitazione dell'adulto portatore di handicap all'esercizio dei propri diritti civili. Nel primo caso il tutore diviene il rappresentante legale dell'interdetto esattamente come se quest'ultimo fosse minorenne, nel secondo caso l'inabilitato può compiere tutti gli atti di ordinaria amministrazione da solo, mentre deve essere affiancato dal curatore per gli atti di straordinaria amministrazione e necessita sempre per questi ultimi, della autorizzazione del giudice tutelare.
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